LE TELEFONATE CHE SAZIANO: L'INTERVISTA A CRISTINA DONÀ
L'artista milanese parla con Rockout.it del nuovo album, del tour in corso, e del mondo della discografia italiana.

Alla mia prima telefonica ho paura di non riuscire a saziarmi abbastanza. Temo di perdere la linea quando sarò sul più bello. Oppure, più semplicemente, so di essere in una folta lista di giornalisti che, come me, avranno dei minuti a disposizione da ottimizzare. Mettiamola così. E' come avere dinanzi a sé un tavolo pieno di prelibatezze a cui sai parteciperanno un mucchio d'invitati e, probabilmente, non riuscirai a raggiungere quel manicaretto in fondo, nell'angolino più recondito del tavolo, che qualcun altro ha già adocchiato prima di te e che, terminate quelle portate, tu non riuscirai a gustare perchè sarà finito. Poi invece, dalle prime battute, le cose cambiano. I primi assaggi ti saziano più di quanto avresti creduto. Com'è appagante allontanarsi dal banchetto felice, contento... e sazio. Cristina Donà non mi ha lasciato l'amaro in bocca, ma ciò che volevo degustare da tempo. L'essenza di un' artista quadrata, con le idee chiare, come ti raggiunge quando l'ascolti, con la calma della mamma felice, della cantante sazia, che come l'invitato è piena delle poche cose buone che può prendere, dal tavolo della musica, che comprende una cerchia di artisti che fanno poco marketing e tanta qualità. Che “non fanno il business” delle etichette, ma la sostanza delle stesse. Lei lo sa e ne va fiera, perchè c'è chi crede in lei. Come la Emi, e come Enrico Romano. Venerdì 16 dicembre, l'artista milanese sarà di scena al Modo di Salerno, in un'esclusiva tappa campana e in una versione assolutamente rock.
D: In un'intervista uscita in occasione della promozione della Quinta Stagione definisci questo lavoro un album “sulla preparazione alla vita", su come capire e affrontare determinate cose per poi ripartire. Anche Torno a Casa A Piedi può definirsi un concept album?
C.D: Sono sicuramente due percorsi diversi. Nel caso della Quinta Stagione, il concetto è nato prima perchè allora ero molto interessata alla medicina tradizionale cinese da cui è partita l'idea principale e tante canzoni sono nate sotto questo pensiero. In Torno a Casa A Piedi, invece, il titolo è arrivato alla fine, quando ho scoperto che molte canzoni avevano a che fare con il camminare, con lo spostamento, anche solo concettualmente. In genere, credo, serve avere un'idea da cui partire per la scrittura di un disco, altre volte può rivelarsi vincolante e non sempre utile. Devo dire però che negli ultimi album questa cosa mi è servita molto.
D: Com'è maturata l'idea di scrivere un disco dove avessero posto diversi elementi d'orchestra, diversamente da quello che finora hai fatto? E' stata un'idea di Saverio Lanza?
C.D: E' un’ idea già maturata tempo prima, tant' è che quando ho incontrato Saverio Lanza, nel luglio del 2008, una delle prime cose che gli ho detto è stata quella che mi sarebbe piaciuto prendere alcune cose di Battisti, non in maniera integrale naturalmente. In quel momento, come adesso, c'era in me una grande voglia di riscoprire la nostra musica, gli arrangiamenti di quegli anni, i '70, in cui si dava grande importanza agli elementi orchestrali e alla musica in genere. Allora c'era la volontà di sperimentare, non solo da parte degli artisti ma anche da parte delle radio che trasmettevano, un certo tipo di musica. Se poi pensi che Saverio è un arrangiatore per orchestra, allora capisci come non sia stato difficile, per lui, capire bene la mia intenzione e la maniera con cui avrei voluto musicare le canzoni.
D: Nei primi anni hai avuto la fortuna di incontrare e lavorare con una delle etichette indipendenti più interessanti del panorama musicale italiano, la Mescal. Quanto riesci a sentirti ancora indipendente adesso che sei passata ad una major come la EMI?
C.D: Mi reputo molto fortunata da questo punto di vista. Primo perchè la Mescal è stata una realtà molto interessante, i primi anni di quest'etichetta sono stati straordinari e per questo ne vado molto orgogliosa. Il fatto di essere fuori dai giochi della discografia gli ha donato quel tocco di originalità e di libertà anche nella scelta delle produzioni. In più Valerio Soave ha avuto la lungimiranza di fare quello che adesso stanno facendo tutti, ovvero raccogliere sotto un'unica struttura, il live, l'etichetta e l'edizione, permettendo ad una di alimentare l'altra e così via. Chiusa questa finestra è arrivata la Emi, e posso garantirti che non ho avuto alcuna imposizione da parte loro, forse perchè mi hanno acquisita in un momento in cui avevo una personalità già formata dunque perchè impormi una cosa che, diversamente, non avrei sentito mia e correndo il rischio che si sarebbe snaturata. Questo per dirti che non mi sono mai sentita dire: “Devi fare un singolo alla maniera di...”. E se questo è avvenuto è anche perchè Enrico Romano, direttore artistico della Emi, adesso acquisita dalla Universal, è una persona molto intelligente e molto sensibile. E' uno con cui puoi parlare di musica e anche di un certo tipo di musica. Ti dirò di più, è stato lui che mi ha fatto conoscere alcuni artisti di cui, poi, mi sono procurata i dischi. Una tra queste è Feist, una cantautrice canadese. Quando ci sentiamo gli chiedo sempre cosa sta ascoltando. Il fatto che abbia coraggio, e in questo momento storico ce ne vuole molto, è dimostrato dal fatto che la Emi ha acquisito anche artisti come Ferruccio Spinetti e Petra Magoni. E questo, credo, è quello che dovrebbero fare tutti. Se da una parte il mercato non aiuta e non spinge a rischiare è anche vero che ci sono anche persone che lavorano in quest'ambito che non hanno lo stesso coraggio.
D: Mi chiedevo se il non essere banali è un diktat che ti dai ad ogni nuova avventura discografica o è una responsabilità che, in verità, non senti pesare su di te? Basti pensare che un tuo album non esce prima di due anni, se non di più.
C.D: La mia prima preoccupazione è quella di dare qualcosa di nuovo a chi mi ascolta, qualcosa che non si ripeta, quindi originale, sebbene non sia semplice esserlo. Questo è un po' l'augurio che mi sono sempre fatta, quello di trasmettere parole e suoni che facciano stare bene, non per forza facciano ridere. Nelle mie canzoni sperimento prima su me stessa, ovvero, quando scrivo devo emozionarmi e se le note o le parole che ho scritto non mi soddisfano allora non ho paura di cestinarle. Il presupposto da cui parto è che la mia musica deve dare a me, per prima, qualcosa di importante, di intenso. Come dire... deve avere sempre quel qualcosa in più. E' quello che la musica ha sempre fatto con me e che continua a fare quando ascolto brani che non sono i miei. Emozionarmi.
D: Da quanti componenti è formata la band con cui ti esibirai questa stasera? Ascoltando il disco si immagina un bel po' di persone, ma se si pensa al momento storico che viviamo e al fatto che sei in un locale, si capisce che non è semplice portarti tutti sul palco, purtroppo.
C.D: Da marzo all'estate, abbiamo portato in giro una serie di concerti che comprendevano anche due fiati, facendo rivivere un po' gli arrangiamenti che si ascoltano nel disco. Ora vogliamo portare in tour, nei locali, una formazione più rockeggiante, sia perchè mi piace cambiare molto, sia perchè, la situazione non è delle migliori. Abbiamo ridimensionato la formazione e siamo in quattro, nella classica formazione rock con chitarra elettrica, basso, batteria e la mia chitarra acustica. Questo perchè c'erano molti brani rock del mio primo album che non suonavo da tanto tempo. Sarà un concerto vario con un inizio molto rockeggiante, in cui ho tirato fuori dal cassetto molte canzoni di Tregua. Devo dire che anche quando ho tenuto concerti in trio, in duo, ma anche da sola, l'impressione è che i miei pezzi, a detta anche di chi mi ha ascoltata, sono arrivati forti e chiari. Anzi mi dicevano che anche in versione ridotta la mia voce usciva meglio fuori, si valorizzava. Io non ho suonato molto a Salerno, l'ultima volta è stato diverso tempo fa. So che sia la Satori Comunicazioni che la HMP stanno facendo un lavoro di promozione notevole. Io li ringrazio tanto per questo perchè so quanto lavoro c'è dietro e quanto sia difficile credere in determinati artisti. Spero che il locale sia pieno, sia per me che per chi ha organizzato la serata.
D: Grazie Cristina
C.D: Grazie a te
Rockout.it ringrazia Satori Comunicazioni e HMP per la preziosa collaborazione
Pubblicato il 15 Dicembre 2011 da Daniele Mazzotta
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